martedì 26 aprile 2022

Recensione di "Prime Time. Dietro la notizia niente." di G. B. Thistle

Titolo: Prime. Time. - Dietro la notizia niente.
Autore: G.B. Thistle
Pag: 159

Ci sono autori che con il loro stile ti fanno sentire a casa, che con la loro ironia riescono a strapparti sempre un sorriso e che con i loro personaggi ti aiutano a riflettere. Ecco, lo stile di G. B. Thistle ha questa certezza.

"Prime Time. Dietro la notizia niente." è il primo capitolo di una serie su un folle gruppo di giornalisti che hanno un unico scopo nella vita: produrre un servizio degno di Prime Time, il talk-show di punta della rete.

«È il momento storico che viviamo. Il ragionamento semplice e diretto da social network è il santo Graal di ogni autore televisivo. Una volta c’era il bar sport, ora, invece…»

Il libro si presenta diviso in mini episodi dai toni leggeri, ironici, quasi comici e che hanno tutti l'obiettivo di trattare argomenti importanti in modo semplice. A Channel 5 viene affrontato la manipolazione della notizia, il razzismo, il desiderio di primeggiare approfittando degli altri, l'arrivismo sociale.

«Spero che sia importante, perché stai disturbando Jessica e il suo sorriso di fine puntata. »

Il tutto condito dalla simpatia tipica dei personaggi dell'autore che dona scorrevolezza al libro: abbiamo Steve, il più adorabile di tutti a mio avviso che ha vinto la medaglia della miglior caduta di sempre (una delle tante), Al e i suoi maledetti trofei del karaoke (ma sono canadesi!) e Evelynn, che invece è il personaggio più interessante e che ha una bella evoluzione episodio dopo episodio.

«”Operazione I know What You Did last summer!” Confermó Steve, sorridendo. 
Evelynn li guardó come se fossero due adolescenti idioti. 
“Che diavolo dovrebbe significare?!” sbottò.»

Per la maggior parte del libro la storia viene ambientata alla sede regionale di Channel 5, donando al racconto lo spirito tipico delle sit-com ( a me per esempio ha ricordato tanto Brooklynn nine-nine). Il risultato è un libro ben scritto, ironico e interessante.

«La natura positiva del pregiudizio non dovrebbe rendere il pregiudizio accettabile!»

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